Sono oltre 7 milioni di persone che, nel silenzio, si fanno carico ogni giorno della fragilità di un proprio caro. Il sistema di welfare italiano si appoggia in larghissima parte su di loro, ma alle condizioni attuali, rischiano di andare in tilt. Solitudine, disorientamento, stanchezza e sensazione di impotenza sono dimensioni che i Caregiver sperimentano quotidianamente.
Abbiamo parlato di questa figura tanto diffusa quanto ignorata, con la dott.ssa Roberta Zona, Membro della Consulta Regionale delle Persone con Disabilità e delle loro Famiglie (FVG).
Chi sono dunque i Caregiver?
Chi sono le persone che ruotano attorno al mondo della disabilità e della fragilità in genere, quasi sempre senza un riconoscimento sociale, nè tantomeno economico?
Possono prendersi cura di giovani, anziani, o entrambi. La loro dedizione è spesso gravata da un "doppio carico": si pensi a chi assiste un fratello o una sorella con disabilità e contemporaneamente un genitore che, con l'avanzare dell'età, inizia a mostrare difficoltà. Questo si traduce in un carico di lavoro, sofferenze e fatica di portata enorme.
Essere Caregiver è un compito estremamente usurante e faticoso. Nonostante la fatica, la soddisfazione a livello affettivo è immensa, ma il rischio di burden è una realtà. I Caregiver si trovano spesso soli, affaticati, in difficoltà, e in un contesto che non sempre offre risposte concrete. Spesso, la sensazione di essere abbandonati dalle istituzioni è forte.
È per questo che è fondamentale "accendere un faro" su queste figure e, come recita un mantra essenziale, "prendersi cura di chi si prende cura". I Caregiver hanno un estremo bisogno di supporto, in almeno tre direzioni:
- Alleviare la solitudine di cui spesso soffrono. Il tempo dei Caregiver si contrae, a volte in maniera repentina e inaspettata, quando una inabilità improvvisa colpisce un familiare. Comincia di fatto una delicata fase di ri-equilibrio della routine che deve tenere insieme attività lavorativa e attività di cura. In questa fase spesso il primo a saltare è il tempo della socialità e delle relazioni, fortemente ridotto, se non annullato. E spesso non basta: in questi casi anche il tempo-lavoro viene a ridursi, con conseguenze economiche importanti.
- Concedersi momenti di riposo. “A volte anche fare la spesa diventa un problema” ci dice la dott.ssa Roberta Zona. Diventa difficile trovare il tempo minimo per le attività della routine quotidiana. Questo oltre a peggiorare drasticamente nell’immediato la qualità della vita, porta pesanti ripercussioni nel tempo sulla salute stessa del Caregiver. E’ importante invece che il Caregiver abbia cura prima di tutto di sè stess@: è lui o lei infatti, il primo e spesso l’unico presidio a garanzia della cura della persona assistita.
- Avere la possibilità di "staccare", sapendo che l'assistenza delegata è sicura e affidabile. Avere la possibilità di delegare è una grande fortuna in questi casi. Consente di potersi ritagliare del tempo per sè, per non trascurarsi, per mantenere un contatto sociale, e a volte il posto di lavoro. Purtroppo non è sempre possibile, e sono proprio queste le situazioni più a rischio.
Il benessere dei Caregiver non è solo un atto di giustizia sociale, ma una condizione necessaria per garantire una cura di qualità a chi ne ha più bisogno e per sostenere il tessuto sociale della nostra comunità. Clara vuole essere uno strumento concreto per intervenire a supporto dei Caregiver in questi specifici momenti: grazie a funzionalità come il rilevamento cadute, gli alert automatici, il rilevamento dei principi di incendio, le videochiamate sempre aperte e il rilevamento delle richieste di aiuto, Clara consente al Caregiver di lasciare, quantomeno per brevi periodi di tempo, il proprio assistito solo in casa, sapendo che se succede qualcosa Clara li avvisa prontamente.
Un tentativo di rompere la solitudine, il senso di oppressione, e restituire a questi eroi quotidiani almeno un po' del loro tempo.